Risorse naturalistiche

Il territorio di Carlopoli presenta una morfologia varia, arricchita dalla presenza di alcune vette tra cui il Monticello, il monte Eremita, il monte Ceraso ed il colle Campanella.
Risorse naturaliI corsi d’acqua ed i boschi si offrono allo sguardo attento del visitatore quali elementi incontrastati del paesaggio. Due sono i fiumi principali che solcano il territorio: il fiume Corace, il cui nome deriva dal latino corax, “corvo”, che si snoda a valle dell’antico centro di Castagna ed il fiume Sant’Elia, affluente in sinistra idrografica del Corace, che segna contemporaneamente il confine comunale tra Carlopoli e Panettieri ed il confine provinciale tra Cosenza e Catanzaro.
Numerose sono le sorgenti che sgorgano dai versanti in quota e si riversano lungo i pendii, talvolta emergendo dalla roccia; e diffuse sono le fontane, che punteggiano il centro abitato e riforniscono gli abitanti del luogo dando ristoro alle calde soste dei viaggiatori.
Estese superfici boscate rivestono buona parte del territorio comunale: si tratta, prevalentemente, di castagneti, querceti e ontaneti, quasi tutti di proprietà privata, che vengono regolarmente utilizzati per la produzione di paleria, legna da ardere o per la produzione di castagne. Da un punto di vista geologico, si segnala la presenza di una struttura particolare chiamata “Unità di Castagna”, che affiora sul promontorio dove sorge l’omonimo abitato. Si tratta di una complesso geologico, già studiato intorno alla fine degli anni settanta, costituito da micacisti e gneiss occhialini. Gli gneiss sono rocce metamorfiche aventi la stessa composizione mineralogica dei graniti e in questa località sono chiamati occhialini per la curiosa forma ad occhio.
 
La flora
La floraLa varietà vegetazionale presente sul territorio si apprezza attraversando i diversi ambienti naturali, che dalle vallate fluviali poste alle quote più basse arrivano fino ai boschi di castagno e di cerro sulle cime più alte.
Ontani (Alnus glutinosa), Salici (Salix caprea) e Pioppi (Populus nigra) popolano l’ambiente ripariale, mentre nella fascia vegetazionale intermedia, compresa tra il limite superiore della macchia mediterranea ed il piano montano, domina il Castagno (Castanea sativa), coltivato da lungo tempo per i numerosi usi alimentari legati al suo frutto. Accanto ai castagneti, nelle stazioni più calde si sviluppano i boschi di cerro (Quercus cerris), la cui diffusione è probabilmente legata alla produzione della ghianda, che in passato costituiva un ottimo mangime per i maiali.
La floraAl cerro ed al castagno si accompagnano i boschi di Ontano napoletano (Alnus cordata) e, in forma sporadica, piccoli nuclei di conifere, il Carpino bianco (Carpinus betulus), il Pioppo tremulo (Populus tremula), il cui nome deriva dal tremolio delle foglie mosse dal vento e, nelle zone più umide, l’Ontano nero (Alnus glutinosa) ed il Nocciolo selvatico (Corylus avellana).Numerose sono anche le specie erbacee ed i fiori che arricchiscono i sottoboschi, tra cui la Dafne (Dafne laureola), i ciclamini (Cyclamen europaenum), gli anemoni (Anemone ortensis), la Polmonaria (Polmonaria angustifolia) ed il Pugitopo (Ruscus aculeatus).  Nelle praterie in quota si ritrovano le Viole (Viola aethnensis), i Ranuncoli (Ranuncolus montanus), l’Asfodelo (Asphodeline lutea) e numerose specie di Orchidee tra cui l’orchidea sambucina (Orchis sambucina).
 
La fauna
La faunaIl territorio carlopolese è ricco della fauna tipica dell’area silana, che è a sua volta il risultato delle interazioni nel tempo tra ambiente naturale e uomo. Tra le specie presenti, alcune, soprattutto in passato, sono state strettamente collegate all’attività antropica e oggi risentono dello spopolamento dei centri rurali e montani. Tra queste l’Asino (Equus asinus), il Cane pastore, simbolo della transumanza ed il Cinghiale (Sus scrofa), da sempre considerato una preda ambita per la sua ottima carne.
Predatore incontrastato dell’intero territorio è il Lupo (Canis lupus italicum), divenuto il simbolo del Parco Nazionale della Sila. Da sempre perseguitato da pastori e mandriani in quanto ritenuto causa principale delle aggressioni alle loro greggi, il lupo ha subito epoche di sterminio che lo hanno portato al rischio estinzione. Non esistono censimenti ufficiali dei lupi presenti attualmente sulle montagne calabresi, ma si presuppone che il gruppo montuoso del Reventino sia frequentato da uno o due branchi.
Il Capriolo (Capreolus capreolus) e il Daino (Dama dama) sono tra i frequentatori abituali dei boschi di questa zona. Il daino silano, in particolare, è una specie endemica pura, in quanto non ha subito inquinamenti genetici e per questa sua peculiarità è oggetto di attività di tutela finalizzate all’allargamento del suo habitat naturale.
Altri abitatori tipici dell’area sono il Tasso (Meles meles) conosciuto come “melogna”, la Faina (Martes foina) detta “pitusu”, la Volpe (Vulpes vulpes) ed il Gatto selvatico (Felis silvestris), che si addentra nel fitto dei boschi spingendosi su scarpate impervie ed inaccessibili; ancora, lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris) noto con il nome di “zaccanella” ed il Riccio (Erinaceus europaneus).
Tra gli uccelli rapaci, si ricordano la Poiana (Buteo buteo), uno dei rapaci diurni che popolano il territorio del Reventino ed il Gheppio (Falco tinnunculus), “cristariellu”, che all’approssimarsi dell’inverno emigra nei paesi più caldi.
Sin dagli anni ’60 il convento di Corazzo ospita il ceppo ancestrale della Taccola (Corvus Monedula): il suo particolare modo di volteggiare in aria che attira l’attenzione degli osservatori, ha dato origine in passato, ad un noto detto dialettale, “guardare e ciawe”. Interessante è la presenza dell’Airone cenerino (Ardea cinerea), spesso visibile nei pressi di invasi artificiali mentre è intento a pescare, della Vipera (Vipera aspis), della Salamandra macchiata (Salamandra salamandra) dalla tipica colorazione nera con ampie macchie gialle e, tra gli insetti del Macaone (Papilio machaon), una delle più belle ed eleganti farfalle del territorio.
torna all'inizio del contenuto